… nella vita non sai mai cosa ti aspetta.

Lo scorso anno venni chiamata da una produzione di Roma per la disponibilità di una settimana di lavoro su Napoli… una docufiction da girare da lì a qualche settimana.

Prendemmo accordi in merito e nel giro di qualche ora ebbi tutto il materiale sulla mia email professionale, sceneggiatura, contratto e piano di lavorazione. Come in tutte le produzioni, fino a che non dici si e firmi il contratto,  non sai mai “esattamente” di cosa si tratta. E’ sempre tutto nebuloso e vago. Ti dicono soltanto che tipo di lavoro devi fare, se c’è necessità di trucco particolare ma null’altro.

Stampai la sceneggiatura e inizia a leggerla, trovando citati nomi che non erano completamente sconosciuti alla mia memoria, anche se non riuscivo a dargli una collocazione.

Non avevo mai ancora lavorato ad una docufiction, lo dice la parola, una fiction documentario, quindi molto attinente alla realtà, molto poco romanzata, per così dire. Lessi tutto d’un fiato la sceneggiatura, mi confrontai con chi di dovere per le informazioni che mi servivano circa il lavoro che si aspettavano facessi e prendemmo accordi per il 1° giorno di riprese. Intanto mi studiavo il tutto, il piano di lavorazione, i personaggi, le comparse e finalmente arrivò l’odg (l’ordine del giorno) con tutti i dettagli.

La mattina ci trovammo in una clinica privata, che ci aveva dato l’autorizzazione per poter girare una scena nel piazzale e davanti all’ingresso. La produzione aveva organizzato il tutto in maniera che io truccassi la persona in una stanza all’interno della clinica. Da quando ci eravamo incontrati, la mattina, sentivo ripetere “… quando arriva Catello …” – “… la scorta di Catello …” – “… la macchina di Catello …“. Alla fine chiesi : ” scusa ma chi è sto Catello che deve arrivare?“. A parte l’occhiataccia che mi presi, come se avessi offeso qualcuno, ma soprattutto feci la parte, molto poco professionale, di chi non ha letto la sceneggiatura, mentre invece io l’avevo studiata eccome, solo che non credevo fosse il ” Catello” vero. Certo mai avrei immaginato di lavorare con chi aveva seguito le indagini e l’arresto di quest’uomo che è stato latitante per ben 16 anni, mentre continuava a gestire e dare ordini.

Mentre mi riprendevo dalla figuraccia appena fatta, arrivò la macchina con la scorta e con le dovute precauzioni, “lui” scese. Andammo nella stanza a noi riservata, lui molto cordiale e alla mano, per nulla distaccato data la sua carica prestigiosa, anzi a tratti scherzoso.

Il ” Catello” in questione di cui parlo è Catello Maresca, magistrato della DDA di Napoli, nonchè quello che con il suo staff  ha eseguito le indagini e poi l’arresto di Michele Zagaria, il capoclan dei casalesi.

Come spesso accade, quando mi trovo in presenza di ” personaggi “, mantengo un atteggiamento molto professionale, per non farmi prendere dall’ansia da prestazione, mi concentro su quello che devo fare senza pensare a chi sia la persona che ho davanti…poi dopo mi affloscio su una sedia, completamente svuotata, ma quando ormai ho finito il lavoro e posso anche svenire (volendo). Dopo tanti anni di professione ancora non mi è passato questo disagio che provo davanti a personaggi che fino a  qualche giorno prima hai visto in tv o al cinema.

La situazione particolare in cui mi trovai con il Dott. Maresca, fu che, per esigenze di racconto, lui doveva essere il più somigliante a se stesso di 10 anni prima. Quindi meno “sale” nei capelli e nella barba, ma soprattutto un’attaccatura dei capelli più folta. Iniziai il mio lavoro e lui fu molto collaborativo. Quando poi si visionò nello specchio rimase favorevolmente colpito, tanto che in tono scherzoso mi disse ” ma io la chiamerò ogni qualvolta voglia diventare più giovane” e scoppiammo a ridere.

 

Persona squisita e disponibile a rispondere a qualsiasi domanda in più gli si rivolgesse, per capire dinamiche e intrecci di camorra o altro. Si instaurò un reciproco rapporto di stima e riguardo, tanto che se non c’erano i “suoi uomini ” a volte mi lasciava in custodia le sue cose.

Lui è più alto di me e qualche volta che gli ho dovuto ritoccare il trucco, dato che giravamo a luglio e il caldo faceva sudare, mi prendeva in giro, favorendomi e ponendosi su gradini sottoposti a me in modo che fossi più comoda, ma sottolineandolo con fare sornione e burlone. Ma io lo rispondevo per le rime, stando allo scherzo e a volte rispondevo ” dottore non rischi di farsi fare brutto, non le conviene” e si rideva allegramente.

Quando ripenso alle produzioni in cui ho lavorato, devo necessariamente dirmi che sono molto fortunata, perchè con la mia professione ho vissuto esperienze fantastiche. Per le persone con cui ho lavorato, ho conosciuto oppure semplicemente posti che non è dato a tutti vedere, come appunto il bunker dove fu preso Michele Zagaria o altri posti…. ma questa è un’altra storia.

Vi inserisco i link dei 2 episodi della docufiction e una recente intervista fatta al Dott Maresca, in cui parla di quel periodo.

 

https://cutt.ly/Ye435eC  Il giorno del giudizio episodio 1

https://cutt.ly/9e434H9  Il giorno del giudizio episodio 2

https://cutt.ly/Re4355k  Intervista de ” Il Mattino ”